Lettera di Luisa alla psichiatra di riferimento del DSM in cui la prega di permetterle di proseguire la cura che non ritiene completata

17 Novembre 2019

Luisa ….  Una donna di 42 anni … nel tunnel della malattia mentale con la speranza realistica di uscirne

L’integrazione guarisce perché trasforma. La giustapposizione fa morire

In salute mentale si ha l’abitudine di giustapporre metodiche psicoriabilitative opposte non preoccupandosi della loro possibile integrazione. Questo modo di fare è da considerarsi la causa principale della cronicizzazione. Un architetto che pretende di giustapporre le metodiche costruttive della torre di Londra con quelle della cupola di Berlino, viene ricoverato in manicomio. In psichiatria lo stile di giustappore metodiche opposte è prassi. Nelle Università si insegnano tre modelli di cura (psicologico, sociale, biologico) con pari dignità scientifica. Nella prassi clinica dei DSM vige il modello biologico con un sostegno psicoriabilitativo “intrattieni”. Luisa dopo anni di psicoriabilitazione centrata sui farmaci ha intrapreso un trattamento centrato sulla psicoterapia. E’consapevole che il trattamento non è terminato. La psichiatra di riferimento del DSM che segue il modello biologico, vedendo ridotti i sintomi, pensa che Luisa debba interrompere la cura. Luisa e il suo staff curante sono di parere diverso. Purtroppo, allo psichiatra del DSM è rimandato il diritto di vita e di morte su Luisa.

In una supervisione generale, avvenuta dopo l’incontro con la psichiatra del DSM, Luisa esprimeva la sua angoscia di ricadere nella malattia e cronicizzarsi. Il supervisore condivideva questa preoccupazione. In un audace atto di speranza consiglia a Luisa di scrivere alla sua psichiatra per esprimerle le sue angosce e fare la sua richiesta che è oggetto di questa lettera.

Ci auguriamo che questo gesto di Luisa tocchi la sensibilità umana e scientifica della psichiatra del DSM.

 

n° 1 allegato disponibile: